PDF Basket
Nell’attuale paradigma urbano, le città consumano più risorse di quante ne producano. Cambiare questa tendenza attraverso l’ottimizzazione del «metabolismo urbano» significa coinvolgere attivamente i cittadini, riprogettare completamente i prodotti, trasferire la produzione e ripensare gli spazi urbani.
Non è un’impresa da poco, ma grazie al progetto REFLOW, finanziato dall’UE, le città di Amsterdam, Berlino, Milano, Cluj-Napoca, Parigi e Vejle ora hanno le idee più chiare sul modo in cui raggiungere questo obiettivo. Le parti interessate delle sei città hanno trascorso gli ultimi tre anni testando prodotti, software e modelli aziendali che disponevano del potenziale per favorire un’economia davvero circolare che funzioni per tutti.
«I nostri FabLab (workshop digitali che possono essere impiegati dal pubblico per trasformare le idee creative in prototipi tangibili) e i nostri makerspace sono stati la principale forza trainante dell’innovazione del progetto», afferma Cristiana Parisi, coordinatrice di REFLOW, della Copenhagen Business School. «A Milano, ad esempio, abbiamo sviluppato BOTTO, un sistema di comunicazione automatica che facilita la ridistribuzione degli alimenti in eccesso e favorisce una stretta cooperazione tra i grossisti del settore ortofrutticolo e le associazioni che lavorano contro gli sprechi alimentari o aiutano le persone in difficoltà.»
Come in altre città pilota, i membri del team a Milano si sono serviti di REFLOW OS, un sistema operativo appositamente progettato da DYNE, partner del progetto, per le comunità che desiderano creare reti economiche federate e sicure lungo una catena del valore. Il sistema operativo, basato su tecnologie di distribuzione GNU/Linux, contribuisce a incentivare le pratiche circolari in ecosistemi locali tramite il monitoraggio e l’ottimizzazione di processi metabolici urbani.
Sei città testano soluzioni per i rifiuti circolari
«Le città sono state la vera forza trainante del progetto. Le comunità locali hanno risposto in modo molto positivo e si sono impegnate attivamente nel progetto, fornendo inoltre finanziamenti aggiuntivi e prendendo parte alle iniziative locali organizzate dai comuni, dai FabLab e dai makerspace. Sono state davvero in grado di reinventarsi grazie all’aiuto di REFLOW OS», osserva Parisi.
Ogni città ha costruito i propri progetti attorno a esigenze locali. A Cluj-Napoca, il polo di conoscenza di REFLOW fornisce risorse essenziali a coloro che sono interessati al risparmio energetico. Ad Amsterdam, i partecipanti hanno lavorato alla sostenibilità della catena di distribuzione dei tessuti di jeans rendendo il riciclo post-consumo lo standard industriale. A Berlino, l’attenzione si è concentrata sul calore delle acque reflue: i partner hanno sviluppato un’applicazione nello stile di un radar per mappare la domanda e l’offerta di calore delle acque reflue connettendo al contempo i fornitori con gli utenti. Infine, a Vejle, il gioco di mappatura della catena del valore ha contribuito a evidenziare l’intero flusso della catena del valore della plastica al dettaglio attraverso la ludicizzazione. «È stata rafforzata la raccolta separata di plastica, rifiuti organici e rifiuti pericolosi in tutti i 360 negozi di REMA 1000 in Danimarca e in tutto il gruppo Reitan (1 900 punti vendita nei paesi nordici)», illustra Parisi. Il gioco viene inoltre testato all’interno della casa di cura pubblica per gli anziani Sofiegården, mostrandone il possibile utilizzo anche in altri rami e settori.
Sia Parigi che Milano hanno sperimentato varie soluzioni. Oltre a BOTTO, i partner a Milano hanno inoltre attuato Prima-Seconda, un progetto che ricicla il pane in eccesso per la realizzazione della birra, e Food Market 4.0, un sistema integrato composto sia da hardware che da software che consente ai gestori del mercato di controllare il flusso di frutta e verdura e rendere il processo più sostenibile. Quest’ultima soluzione è attualmente testata all’interno del mercato coperto comunale di Morsenchio. A Parigi, le parti interessate hanno creato Re-Label, una certificazione per oggetti e mobili che promuove le buone prassi di riutilizzo tra i fabbricanti locali, e Driven Incubator Start-up Studio, che facilita il finanziamento di start-up innovative nel settore edilizio.
Un risultato innovativo è stata inoltre l’applicazione all’economia circolare, per la prima volta, del ritorno sociale sull’investimento. In altre parole, il ritorno sociale sull’investimento fornisce indicazioni sul modo in cui viene creato un impatto attraverso la misurazione di risultati sociali, ambientali ed economici e attribuisce valori monetari per rappresentarli.
Il lavoro svolto dai 28 partner europei sul progetto si è concluso a maggio 2022. Parisi auspica di veder proseguire questi sforzi in una forma o in un’altra. «Il mio obiettivo principale è che il progetto funga da ispirazione per altre città e cittadini affinché agiscano e aderiscano all’economia circolare. Ho ricevuto numerosi inviti da parte di università e organizzazioni private che stanno già considerando la replicazione di REFLOW e forse vedremo un REFLOW 2.0. Credo che questo sia solo l’inizio.»