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Research and Innovation

Sensori indossabili per rivelare come le situazioni di stress influenzano il cervello

I disturbi di salute mentale, molti dei quali indotti dallo stress, costituiscono una notevole sfida sanitaria. Il progetto STRESNET, finanziato dall’UE, ha sviluppato tecniche per aiutare i pazienti a ridurre l’impatto dei ricordi legati allo stress da cui potrebbero nascere interventi preventivi in grado di aumentare la resilienza a tale problema, riducendo l’onere associato alla salute mentale.

©Sergey Nivens #112127058 source: stock.adobe.com 2023

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I disturbi e le malattie che interessano la salute mentale, e in particolare quelli legati allo stress, sono in aumento. Solo in Europa sono 60 milioni le persone che soffrono di problemi legati all’ansia, mentre la depressione maggiore colpisce all’incirca altri 30 milioni di individui.

I progressi nelle cure preventive si sono rivelati lenti, un fatto causato in gran parte dalla mancata comprensione degli elementi che determinano la resilienza di una persona ai fattori di stress, alla base di numerosi problemi di salute mentale.

«La nostra ricerca ha contribuito in modo significativo a colmare questa lacuna, descrivendo nel dettaglio gli effetti esercitati dallo stress sulle funzioni cerebrali», spiega Erno Hermans, ricercatore principale presso il Laboratorio di neuroscienze cognitive affettive dell’Istituto Donders e coordinatore del progetto STRESNET, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca.

Dispositivi indossabili per il monitoraggio dello stress in situazioni reali

Il progetto ha sviluppato un innovativo sistema per il monitoraggio dello stress in contesti reali mediante smartphone e biosensori indossabili, che chiede ai partecipanti di completare dei brevi sondaggi durante la giornata. Avvalendosi dei dati ricavati, i ricercatori possono rilevare l’effetto generato dalle esperienze stressanti sul sistema nervoso dei diversi individui e identificare di conseguenza i soggetti più resistenti ai fattori di stress esistenti nella vita reale.

La combinazione di questo sistema con l’imaging cerebrale ha permesso inoltre ai ricercatori di identificare con successo le reti cerebrali specifiche associate alla resilienza ai fattori di stress in situazioni reali.

«Questi risultati mettono in evidenza il potenziale dei biosensori indossabili per il monitoraggio della salute mentale in relazione allo stress», ha dichiarato il ricercatore, continuando: «Dimostrano inoltre che i cambiamenti fisiologici non si verificano solo durante lo stress, a indicare che il contesto psicologico è fondamentale per l’interpretazione dei segnali inviati dai biosensori indossabili.»

I ricercatori stanno attualmente esplorando come sviluppare la tecnologia per renderla una soluzione commercializzabile.

Allenare il cervello contro lo stress

Un altro risultato chiave del progetto è giunto dall’impiego della tecnologia di neurofeedback con risonanza magnetica funzionale per immagini (fMRI) in tempo reale per addestrare il cervello ad allocare meglio le risorse in condizioni di stress.

Utilizzando un feedback visivo in tempo reale, i ricercatori hanno addestrato con successo un gruppo di partecipanti sani a controllare in modo bidirezionale l’equilibrio tra la rete della salienza (ossia la parte del cervello che valuta e risponde agli stimoli inattesi) e la rete del controllo esecutivo (ovvero la parte che sovrintende alla risoluzione dei problemi e al processo decisionale).

L’équipe ha inoltre dimostrato che questa capacità appena appresa può essere implementata in una situazione di stress, nella quale non viene più fornito alcun feedback.

«Riteniamo che questo addestramento fornisca le basi per potenziali interventi clinici o preventivi volti ad aumentare la resilienza delle persone allo stress», osserva Hermans.

Una serie di scoperte rivoluzionarie

Oltre ai successi ottenuti con i dispositivi indossabili e l’addestramento cerebrale, i ricercatori hanno anche dimostrato che i soggetti vulnerabili allo sviluppo di disturbi legati allo stress (come ad esempio i fratelli di pazienti affetti da schizofrenia) mettono solitamente in atto una risposta attenuata ai fattori di stress, il che potrebbe rivelarsi un nuovo biomarcatore della sensibilità a tale condizione.

Inoltre, avvalendosi di un modello sperimentale di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, i ricercatori hanno messo alla luce come tali movimenti possano disattivare la parte del cervello coinvolta nella percezione delle emozioni. Secondo Hermans, questa scoperta potrebbe spianare la strada allo sviluppo di terapie intese a ridurre l’impatto generato dai ricordi legati allo stress.

Aprire la strada alla prevenzione della salute mentale

Un principio fondamentale del progetto è stato quello di dimostrare che lo stress acuto è responsabile dell’induzione di un cambiamento nell’attività fisica del cervello. Riconoscere questo tipo di cambiamenti può aiutare i ricercatori a studiare l’impatto dello stress in laboratorio e nella vita quotidiana.

I ricercatori di STRESNET sono stati inoltre in grado di mettere in evidenza come questi cambiamenti possano consentire di prevedere la reattività emotiva allo stress in contesti reali, nonché le modalità attraverso cui la risposta viene alterata negli individui predisposti a sviluppare disturbi mentali legati allo stress.

«Insieme, questi esiti forniscono una base scientifica per i futuri sforzi di prevenzione della salute mentale nei soggetti a rischio di sviluppare malattie legate allo stress», conclude Hermans.

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Dettagli del progetto

Acronimo del progetto
STRESNET
Progetto n.
682591
Coordinatore del progetto: Paesi Bassi
Partecipanti al progetto:
Paesi Bassi
Costo totale
€ 2 000 000
Contributo dell'UE
€ 2 000 000
Durata
-

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