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Research and Innovation

Una prima valutazione approfondita delle minacce alla salute delle api rivela nuovi modi per aiutare gli impollinatori

Le api si confrontano con numerose minacce, tra cui i pesticidi. In un mondo in cui un terzo della produzione agricola dipende dagli impollinatori, la situazione è preoccupante. Il progetto PoshBee, finanziato dall’UE, fornisce prove, strumenti e proposte politiche per migliorare la salute delle api. Il lavoro supporta un’apicoltura più sostenibile e la competitività dell’agricoltura europea.

©Karoline Thalhofer #153923879 source: stock.adobe.com 2023

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Un terzo della produzione agricola globale dipende da impollinatori quali le api. Eppure, le popolazioni apicole si confrontano con numerose minacce, tra cui la perdita di habitat, le malattie e l’inquinamento ambientale.

Sebbene le ricerche suggeriscano che prodotti agrochimici come i pesticidi mettano in pericolo le api, i rischi e gli impatti reali non sono ancora stati quantificati con efficacia.

Per affrontare questo problema, il progetto PoshBee, finanziato dall’UE, ha riunito ricercatori, apicoltori, agricoltori, industrie agrochimiche, piccole aziende e organizzazioni benefiche al fine di istituire metodologie di indagine, con l’obiettivo di identificare le principali minacce e le loro possibili ripercussioni sulla salute delle api.

«Il nostro lavoro influisce sulle politiche e le pratiche relative all’uso dei pesticidi, e gli strumenti che abbiamo sviluppato per il monitoraggio della salute delle api cambiano le regole del gioco», afferma Mark Brown, coordinatore del progetto e docente presso la Royal Holloway dell’Università di Londra, ente che ha ospitato il progetto.

Metodologia e strumenti

PoshBee ha analizzato due sistemi di colture: la mela e la colza, che dipendono entrambe da un’impollinazione efficace e rappresentano una preziosa fonte alimentare per le api.

Al fine di studiare le ripercussioni dei prodotti agrochimici, dei patogeni e dello stress nutrizionale sulle api, PoshBee ha istituito una rete di 128 siti campestri in tutta Europa, popolati da colonie di api mellifere, bombi e osmia rufa, e li ha integrati con sette laboratori.

Una parte del lavoro ha modificato le valutazioni già esistenti sui rischi per gli impollinatori, ma sono state anche sviluppate innovative metodologie di laboratorio, in semi-campo e sul campo. Per la prima volta, è stato possibile includere una specie di ape solitaria che nidifica nel terreno (Anthophora plumipes) come modello per sperimentare l’esposizione agrochimica mediante il suolo.

L’imaging della spettrometria di massa per desorbimento/ionizzazione laser assistito da matrice si è rivelato utile per l’analisi del sangue delle api al fine di misurare l’esposizione a fattori di stress agrochimici e parassitari, nonché allo scopo di valutare le implicazioni per la salute. Sono stati inoltre utilizzati approcci proteomici per identificare i marcatori molecolari da utilizzare in uno strumento che consenta il monitoraggio sul lungo termine della salute delle api.

Per garantire la raccolta di dati di qualità dagli esperimenti in semi-campo e sul campo, i collaboratori industriali hanno sviluppato un’ampia gamma di risorse di ricerca innovative, tra cui figuravano un sistema integrato per lo studio sul campo, una cassetta economica per la manipolazione delle api, una trappola per api morte e un nuovo sensore dell’aria che monitora l’esposizione ai pesticidi all’interno degli alveari.

Risultati degni di nota

Il team ha scoperto che, sebbene una dieta a base di polline possa mitigare l’impatto di alcuni prodotti agrochimici in determinate specie di api, ciò non è sempre stato il caso. Inoltre, la diversità e l’abbondanza floreale possono migliorare, mitigare o non condizionare in alcun modo gli impatti dei pesticidi, che rimangono imprevedibili tra i pesticidi e le specie di api. Altrettanto interessante è il fatto che a volte alcuni ingredienti agrochimici non attivi sembrano avere maggiori ripercussioni sulle api rispetto agli ingredienti attivi.

Per quanto riguarda le api, sebbene sia emerso che una qualità inferiore di nettare possa rafforzare in modo drammatico i danni causati dai pesticidi, il team non ha riscontrato impatti significativi conseguenti all’esposizione al glifosato, il pesticida più utilizzato nelle aziende agricole.

«Abbiamo scoperto che gli impatti dei pesticidi sulle colonie di api sono difficili da valutare, dato che differenze piccolissime, largamente non misurabili e imprevedibili nelle condizioni iniziali possono condurre a esiti diversi in termini di salute. Pertanto, non sorprende che gli effetti sul lungo termine dei pesticidi, quali quelli sulle unità riproduttive delle colonie di api sociali, non vengano acquisiti in modo affidabile», aggiunge Brown.

Far valere i risultati

Avendo sviluppato diversi documenti programmatici basati sulle prove, il team di PoshBee ha incontrato finora l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e una serie di dipartimenti della Commissione europea, tra cui la Direzione generale dell’Ambiente e la Direzione generale dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale.

«Abbiamo posto l’accento sulla necessità di nuove normative e valutazioni del rischio in materia di pesticidi, poiché attualmente non considerano lo spettro completo degli impatti esercitati dai pesticidi sulle specie di api», spiega Brown.

Al fine di rendere i suoi risultati accessibili a un pubblico più vasto, il progetto ha co-creato, assieme alle parti interessate, alcune sintesi della ricerca in stile infografico, rese disponibili immediatamente dopo la pubblicazione dell’articolo di ricerca su questo argomento.

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Dettagli del progetto

Acronimo del progetto
PoshBee
Progetto n.
773921
Coordinatore del progetto: Regno Unito
Partecipanti al progetto:
Belgio
Bulgaria
Danimarca
Estonia
Francia
Germania
Ungheria
Irlanda
Italia
Polonia
Spagna
Svezia
Svizzera
Regno Unito
Costo totale
€ 10 133 684
Contributo dell'UE
€ 8 999 999
Durata
-

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