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Research and Innovation

Un nuovo approccio per lo studio dell’ecologia oceanica

Da tempo la scienza ritiene che, nella catena alimentare, le piante sostengano gli animali. Sebbene ciò possa essere vero per la terraferma, il progetto MixITiN, finanziato dall’UE, ha dimostrato che tale sistema non si applica agli oceani. Il progetto spera che i suoi risultati migliorino le conoscenze e gli sforzi educativi sull’ecologia marina per comprendere meglio le meraviglie degli oceani.

© Claudia Traboni, 2019

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Nel corso dell’ultimo secolo, la scienza si è sforzata di comprendere i corpi ecologici più grandi della Terra: gli oceani. Il problema è che questi studi hanno automaticamente applicato ai mari un concetto di catena alimentare terrestre, in cui le piante sostengono la crescita degli animali. In base a questo ragionamento, le microalghe monocellulari vengono mangiate da zooplancton monocellulari, consumati a loro volta da plancton multicellulari quali i krill. I krill vengono mangiati dalle meduse, di cui si nutrono i pesci, le tartarughe o le balene, e così via lungo la catena alimentare.

In realtà, invece, le catene alimentari dei nostri oceani sono «governate» da organismi monocellulari che non sono né piante né animali, ma un po' di entrambi. Noti come mixoplancton, questi organismi sono unici nel loro genere, in quanto possono sia effettuare la fotosintesi come le piante che cacciare come gli animali.

«Quando di parla della vita oceanica, nella maggior parte dei testi di biologia ed ecologia, ma addirittura in programmi quali il rinomato “Il pianeta blu” della BBC, si ricorre ancora a descrittori relativi a a piante e ad animali», afferma Aditee Mitra, borsista presso la Scuola di scienze terrestri e ambientali dell’Università di Cardiff. «Ora che sappiamo che si tratta di una grossolana semplificazione, se non di una descrizione imperfetta, e che le scienze marine hanno studiato gli elementi sbagliati negli organismi sbagliati, è giunto il momento di fare qualcosa».

Il progetto MixITiN, finanziato dall’UE, sta facendo qualcosa. «Attraverso questa azione Marie Skłodowska-Curie, stiamo lavorando con l’obiettivo di formare un team innovativo di giovani ricercatori nell’impiegare il corretto paradigma di mixoplancton, in cui il mixoplancton domina i mari», aggiunge.

Nuovi strumenti per capire cosa accade

Il principale obiettivo del progetto MixITiN consiste nello studiare il ruolo del mixoplancton nell’ecologia marina. A tal fine, i ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti sul campo, in laboratorio e basati su computer. «Come per qualsiasi nuova branca delle scienze naturali, la nostra sfida è stata quella di sviluppare gli strumenti e le competenze necessari per capire bene cosa accade nella natura», spiega Mitra.

Secondo Mitra, è più facile a dirsi che a farsi. «Abbiamo subito scoperto che gli strumenti di ricerca in uso da decenni per lo studio dei sistemi marini non erano adeguati per questo nuovo paradigma di mixoplancton», osserva Mitra. Per il team di ricerca di MixITiN, ciò significava ricominciare da capo. «Abbiamo condotto un’approfondita rivalutazione delle tecniche e dei modelli sul campo e in laboratorio impiegati per lo studio degli oceani e la previsione degli impatti esercitati dai cambiamenti climatici su questo ambiente», osserva Mitra.

A partire da tale valutazione, il team sta sviluppando modelli di simulazione di nuova generazione per condurre ricerche sulla qualità dell’acqua e sui cambiamenti climatici. I ricercatori hanno inoltre creato nuove tecniche per isolare il mixoplancton da acque naturali, il che ha permesso loro di studiarlo meglio in condizioni di laboratorio.

Cambiare il modo in cui insegniamo ecologia oceanica

Nonostante l’importanza di questi nuovi metodi e strumenti, la ristrutturazione del modo in cui si studiano gli oceani comincia in aula. «Uno degli elementi principali di questo progetto è stato cambiare il modo in cui insegniamo ecologia oceanica», afferma Mitra. «Per avere successo, dobbiamo partire dal basso per poi progredire verso l’alto».

Sebbene l’impegno stia proseguendo, il progetto ha già presentato il proprio lavoro a diverse importanti conferenze internazionali. Ha inoltre prodotto una serie di materiali didattici rivolti agli studenti delle scuole secondarie e universitari, assieme a un manuale approfondito sulla conservazione del mixoplancton per esperimenti di laboratorio.

«Il nostro semplice modello di catena alimentare di mixoplancton è stato utilizzato per attività didattiche e di diffusione in luoghi molto lontani, quali India e Cina», osserva Mitra. «E il nostro manuale di ricerca è attualmente impiegato a sostegno del progetto MixoHUB, finanziato dall’UE (sovvenzionato in parte attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale), che si basa sull’eredità di MixITiN».

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Dettagli del progetto

Acronimo del progetto
MixITiN
Progetto n.
766327
Coordinatore del progetto: United Kingdom
Partecipanti al progetto:
Belgium
Cyprus
Denmark
France
Germany
Greece
Netherlands
Spain
United Kingdom
Costo totale
€ 2 882 898
Contributo dell'UE
€ 2 882 898
Durata
-

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