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L’infiammazione indotta da ictus è allo stesso tempo una benedizione e una maledizione. Alcuni dei processi infiammatori aiutano il cervello a riprendersi in seguito a trattamento, ma altri danneggiano gravemente i neuroni e la funzione dell’intero organismo. Nel mondo della ricerca, quest’osservazione ha dato l’avvio a una maratona per trovare una soluzione in grado sia di impedire lo sviluppo dell’infiammazione «cattiva», sia di promuovere la progressione della sua controparte «buona».
Corinne Benakis, neurobiologa presso l’Institute for Stroke and Dementia Research, ha scoperto informazioni che le danno un certo vantaggio sui suoi colleghi. La sua ricerca ha rilevato che il microbiota intestinale, ossia i batteri benefici che vivono in simbiosi nel nostro intestino, influenza lo sviluppo delle lesioni cerebrali provocate dall’ictus.
Gli studi di Benakis hanno iniziato a dare i loro frutti nel 2016 quando la neurobiologa, congiuntamente al responsabile del progetto Arthur Liesz, ha pubblicato su Nature Medicine un documento di ricerca che dimostrava come il microbiota intestinale fosse in grado di modulare la risposta infiammatoria innescata dall’ictus.
«L’intestino ospita il maggior numero di cellule immunitarie presenti nell’organismo, la cui funzione è strettamente regolata dai batteri benefici che vivono in simbiosi nel nostro intestino. Questo cosiddetto microbiota può «parlare» alle cellule immunitarie, attivandole e definendone il futuro carattere «buono» o «cattivo». Ci siamo avvalsi di un modello sperimentale per l’ictus e abbiamo indotto una lesione nel cervello, il che ci ha permesso di scoprire che l’ictus modifica il tipo di batteri presenti nell’intestino. Le cellule immunitarie diventano cellule che promuovono l’infiammazione “cattiva”, viaggiano dall’intestino al cervello e iniziano a provocare ulteriori danni», afferma Benakis.
Probiotici e postbiotici per il cervello
Benakis ha scoperto che, utilizzando gli antibiotici, lei e il suo team avrebbero potuto eliminare alcuni tipi di batteri nell’intestino e stimolare l’iperproliferazione di altri. In tal modo, il team è riuscito a indurre la presenza di cellule antinfiammatorie all’interno di questo organo e di proteggere il cervello dalle lesioni causate dall’ictus. In seguito, il team di MetaBiota ha raccolto una nuova sfida: approfondire la complessa interferenza che è possibile osservare tra microbi intestinali e queste cellule immunitarie.
La ricerca è di per sé rivoluzionaria. Combinando modelli sperimentali e strumenti di analisi provenienti da svariati campi, quali microbiologia, immunologia e neuroscienze, essa fornisce la quanto mai necessaria comprensione delle complesse interazioni esistenti tra il cervello e l’intestino e potrebbe inoltre significare molto anche per i pazienti.
«Questa ricerca apporta nuove prospettive terapeutiche», spiega Benakis. «Sono più o meno 14 milioni le persone che ogni anno in tutto il mondo vengono colpite dall’ictus, una delle principali cause di morte tra gli anziani e la principale causa di disabilità a lungo termine. Le opzioni terapeutiche per rispondere a questa condizione sono molto limitate. Il concetto stesso del fatto che la composizione del microbiota intestinale possa essere modulata al fine di migliorare gli esiti dell’ictus è estremamente promettente. Esso ci dà la possibilità di immaginare trattamenti che forniscono ai pazienti un mix di batteri benefici o di molecole benefiche di produzione batterica, noti rispettivamente come probiotici e postbiotici, mediante interventi dietetici in grado potenzialmente di proteggere il cervello e migliorare la guarigione post-ictus».
Sebbene tutto ciò sembri entusiasmante, c’è ancora molto da scoprire prima che sia possibile somministrare trattamenti del genere ai pazienti. Come sottolinea Benakis, «i tipi di batteri intestinali che partecipano ai cambiamenti immunitari all’interno dell’intestino in seguito a ictus sono tuttora sconosciuti, così come non siamo a conoscenza di quali siano i fattori microbici che influiscono sulle cellule immunitarie intestinali come conseguenza di questo danno cerebrale. Adesso che MetaBiota ha rivelato percorsi critici di comunicazione tra i batteri intestinali e le cellule immunitarie che influenzano in modo determinante gli esiti dell’ictus, possiamo tuttavia augurarci di acquisire presto queste conoscenze.
Benakis ha ora ottenuto una posizione in qualità di junior team leader presso l’Institute for Stroke and Dementia Research. La ricercatrice spera che i suoi risultati vengano a breve tradotti in ambito clinico e si concentrerà con particolare attenzione sull’approfondimento del valore che caratterizza i cambiamenti del microbioma quali biomarcatori correlati alla malattia in pazienti colpiti da ictus.